5 domande a Donatella Bisutti

lunedì 20 mag 2019

5 domande a Donatella Bisutti

a cura di Alessandro Bottelli

 

1. In quale lingua si esprimono i fiori?

Quando ero bambina, influenzata dalle novelle di Andersen in alcune delle quali durante la notte gli oggetti si animavano e parlavano tra loro, credevo che di notte i fiori parlassero. Da adulta ho scritto un racconto/poesia intitolato Il fiore dell’agave che era piaciuto molto ad Antonio Porta e che figura nella mia raccolta Rosa alchemica, in cui i fiori parlano tra loro, ciascuno esprimendo un particolare carattere che riflette in realtà dei tipi umani. Oggi guardando i fiori mi domando se possono comunicare fra loro e come. Mi piace pensare che si trasmettano delle vibrazioni o che tutti insieme emettano delle vibrazioni impercettibili al nostro udito limitato e formino un canto. Un canto di luce e di vento: portano sulla terra le vibrazioni del cielo. 

 

2. Ha un personale feeling con giardini, piante e fiori?

Certo, altrimenti non potrei scriverne. Ho scritto molto sulla rosa, ma un altro fiore che fin da bambina mi suggestiona molto è l’ireos, cui ho anche dedicato una breve poesia metaforica in cui è preso a simbolo della forza virile, come nella cultura giapponese. Ho scritto anche sulle viole, il girasole, la margherita. Ho una pianta in casa che vive con me da anni e che curo con particolare amore, accompagna la mia vita, tremo se la vedo sofferente, mi rispecchio in lei. Ho su un balcone da vent’anni due splendidi limoni che ho “traslocato” da una terrazza che avevo quando per alcuni anni ho abitato a Menaggio e che sono stati portati su a braccia per sei piani nel mio appartamento milanese. Ho trasportato da là anche altre piante che vivono ancora.  Un poeta di Firenze, Alberto Caramella, ha dedicato a questo “trasloco” una poesia che è appesa incorniciata a una parete del mio terrazzo.

 

3. Dove ha trovato i fiori più belli e caratteristici? Ritiene che essi siano custodi di qualche segreto immemorabile?

Amo molto i semplici fiori dei prati di alta montagna. Ad essi sono legati bei ricordi di infanzia e di giovinezza. Amo ovunque con particolare tenerezza i prati ricoperti di margheritine. Amo gli alberi di magnolia su cui mi arrampicavo da bambina. Tutte le piante, non solo i fiori, sono depositarie di segreti che non possiamo scoprire, è il loro mistero, che deve rimanere tale come affermava il filosofo rumeno Lucian Blaga, ad arricchire la nostra anima.

 

4. Quali mezzi ha a disposizione il poeta per rendere sulla carta la fragranza, per far sentire con le parole il profumo di un fiore?

Ha i mezzi del linguaggio della poesia, che è un linguaggio sensoriale e sinestetico come ho spiegato nei miei libri, specie La Poesia salva la vita e La poesia è un orecchio. Il suono di una parola può diventare anche il suo profumo.

 

5. È possibile vedere “attraverso” un fiore, un po’ come in una sfera di cristallo, quello che c’è al di là, cose, affetti, sentimenti che stanno oltre la sua semplice apparenza?

In ogni oggetto, vivente e no, l’occhio della poesia scopre “qualcosa al di là” perché il suo è un linguaggio analogico, metaforico, simbolico. Il mondo è fatto di “corrispondenze”, come affermava Baudelaire. È attraverso gli elementi naturali e gli oggetti che la poesia soprattutto si esprime, non attraverso i concetti.

 

 

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