5 domande ad Azzurra D’Agostino

lunedì 20 mag 2019

5 domande ad Azzurra D’Agostino

a cura di Alessandro Bottelli

 

1. Che valore dà ai fiori che le vengono regalati? Ne riceve spesso?

Non ne ricevo spesso ma li ricevo soprattutto in occasioni di omaggio teatrale (alla fine di saggi o spettacoli che curo) e questo fa sì che per me fiori e teatro siano vicini. Anche per la loro fragilità e caducità.

 

2. Generalmente la presenza dei fiori è fonte di gioia e conforto. In quali casi, invece, essi potrebbero costituire un elemento disturbante o addirittura essere causa o ragione di qualche dolore?

Gli omaggi funerari. Le corone funebri, che sono un omaggio ma arrivano in un momento doloroso.

 

3. Proverebbe a teatralizzare per noi, nella forma di un breve monologo, il dolore di un fiore per essere stato reciso?

Quello che di migliore mi viene in mente, sono i versi di altri, anche quando hanno usato la metafora del fiore per dire altro. Per esempio, penso a Per un fiore reciso di Montale.

 

4. Se in botanica, diversamente da quanto accade con le parole in poesia, si creassero “rime” spontanee grazie al semplice accostamento di un fiore con l’altro, con quale fiore rimerebbe la calla che ha scelto per soggetto dei suoi versi?

Col papavero, per esserne distante eppure vicino. Diverso colore, diversa la carnosità dei petali, diversa l’origine. Eppure, nella mia vita si accostano. Come le rime, che uniscono col suono termini di significati distanti.

 

5. I nomi dei fiori vengono spesso assegnati anche agli esseri umani: Rosa, Margherita, Viola, Iris… Perché non succede il contrario? Non mi sembra infatti esistano fiori che portino nomi di persona. Una Daniela, una Federica, un Ginetto… quali caratteristiche potrebbero assumere, secondo lei, nel loro corrispettivo vegetale?

Forse, si potrebbe fare questo gioco vedendo l’origine e il significato del nome proprio di persona, e abbinare a questo caratteristiche del fiore. Qualcuno di selvatico potrebbe dare nome a un fiore di campo, e così via.

 

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