Specchio delle mie brame

Recensione di Federica Cavalli

Attrice e counselor a mediazione teatrale

Specchio delle mie brame

La prigione della bellezza

di Mauro Gancitano

 

Chi mi conosce lo sa. Lo scorso anno ho festeggiato il mio cinquantesimo compleanno inaugurando una nuova fase della mia vita. La menopausa.

Nella mia vita ho festeggiato (con tanti amici oltre ai parenti) solo due volte il mio complenno , la prima volta è stata per il mio dodicesimo compleanno e pochi giorni prima ho avuto il menarca.

Se vi state domandando perché inizio così questa recensione vi rispondo subito. Perché sono due momenti importanti per la vita di una donna e perché questo nuovo periodo della mia vita, non è sempre facile, si porta con sé tante emozioni spesso contrastanti. A volte mi sento di scivolare in un posto buio, un pozzo dove tutto mi sento tranne che giusta e bella.

Specchio delle mie brame

La prigione della bellezza

di Mauro Gancitano

Einaudi Editore, 2022

Pagine 174

Per quasi metà di questo libro ho provato un senso di fastidio. Diverse volte ho pensato di abbandonarlo, di accantonarlo, di sostituirlo con altro, magari con uno dei libri acquistati in queste brevi vacanze.

Sono in un posto incantevole a Fiesole a pochi passi da Firenze e quello che faccio è stare seduta in un prato che profuma di timo, menta e malva, davanti ad una siepe di rosmarino e circondata da filari di viti profumate di uva matura e ulivi e tengo questo libro tra le mani. Un pungolo continuo, a volte fastidioso che non mi abbandona e mi costringe a leggere una pagina dopo l’altra. Ho terminato poco fa il libro e stavo piangendo. In quelle pagine c’ero io. Quelle pagine parlavano di me in quelle parole mi stavo specchiando.

DI CHE COSA SI TRATTA?

Questo libro è la narrazione di che cosa sia il mito della bellezza e di come abbia subìto negli ultimi tempi uno spostamento di significato raccontato con cura e attenzione da Maura Giancitano, scrittrice e filosofa.

L’autrice mi ha preso per mano e attraverso la sua narrazione precisa e accurata (tantissime le note a piè di pagina con riferimenti a tanti libri, alcuni li leggerò) mi ha mostrato come “l’idea” di bellezza, di bello sia considerato come ciò che ci potrebbe far sentire giuste o sbagliate, un parametro misurabile, che può mutare nel tempo. La bellezza può essere definita e ovviamente se: misure, comportamenti, colore della pelle, forme del corpo, non corrispondono allora siamo sbagliate, e se non rispettiamo questi canoni significa che siamo pigre, siamo nemiche di noi stessi, non ci applichiamo abnegazione, disciplina e dedizione. Diventiamo oggetto.

«In L’harem e l’Occidente, Mernissi1) ha raccontato di quando, in un grande magazzino americano, decise di comprare una gonna in cotone e le venne detto che i suoi fianchi erano troppo larghi per una taglia 42, e che non c’erano gonne della sua misura in negozio. La commessa le spiegò che le taglie 40 e 42 erano la norma e che taglie “anomali”, come quella di cui lei aveva bisogno, si potevano comprare solo in negozi specializzati. Era la prima volta che si sentiva dire una cosa del genere, perché in Marocco i suoi fianchi erano considerati belli (…). Quell’episodio colpì molto Fatema Mernissi, perché rese evidente un giudizio sul suo corpo che prima non si sarebbe mai aspettata, dal momento che per tutta la vita aveva associato la bellezza a uno stato dell’animo, mai a una misura: “Certe mattine mi sento brutta perché sono stanca o indisposta, in altre mi sento meravigliosa perché c’è il sole oppure perché ho scritto un bel paragrafo».

Inutile dire che la reiterazione di questo, come di altri modi di dire o di fare a cui troppo spesso neppure facciamo più caso, in verità minano la nostra autostima e tolgono tempo ed energia a tendere alla vera bellezza.

L’autrice ci propone il suo punto di vista sulla questione. Un punto di vista personale perché vissuto in prima persona e “politico” perché condiviso (pag. 170) «Il personale diventa politico, però, solo quando viene condiviso, quando non ha paura della vulnerabilità della relazione, quando distrugge la forza disgregatrice del mito della bellezza creando relazioni tra le persone, aprendosi all’alterità».

Sono le ultime pagine davvero bellissime, intime e così tanto condivisibili che si possono apprezzare se si passa attraverso tutte le parole del libro. Un libro che riporta concetti di filosofia, antropologia, psicologia sociale vengono riportati con semplicità e chiarezza.

CHE COSA TI HA COLPITO?

Io non lo sapevo, ora so! Di quante verità di quante storie di donne sono figlia! Quante emozioni mi hanno attraversata durante la lettura di questo libro. Ma oltre alla rabbia della manipolazione e dell’inadeguatezza, questo libro, soprattutto nelle ultime pagine, è un inno alla speranza e al dono meraviglioso che ognuna di noi è.

Sono grata per le parole di questo libro per lo squarcio che ha generato perché mi ha lasciato la speranza e il desiderio di cercare sempre, ancora e ancora “esperienza di bellezza”

«La ricerca della bellezza spinge a coltivare le esperienze di vita, fa sentire in fioritura, offre fiducia nel seguire la vocazione»

LO CONSIGLIERESTI?

Ovviamente sì! Questo è il libro che DEVE essere letto. È un libro che nn si limita ad informare. Fa male, ma apre alla speranza e alla prospettiva di un bene grande!

A CHI IN PARTICOLARE?

A tutte le persone che si sentono sbagliate, che vivono quotidianamente in compagnia del senso di colpa e con la vergogna di non essere mai giusta e all’altezza. Usando le ultime parole di questo libro:

«Questo libro è per chi a pratica di pozzi2) per chi sa che i pozzi possono essere la sua forza, e può trovare il coraggio per raccontarli senza più paura e senza più vergogna».