Non amo molto i fiori artificiale. Non mi piace l’idea che siano sottratti al tempo, che non si modifichino per effetto delle ore o dei giorni.
Tutta l’arte è invenzione, tutta si deve allo straordinario potere dell’immaginazione che è capace di essere più realistica della realtà, ovvero di intrattenere con la realtà un rapporto di maggiore prossimità, affinità, persino continuità.
L’artificio è in poesia ciò che usiamo per trasformare il linguaggio ordinario in linguaggio poetico, ovvero in un linguaggio che parla del mondo e contemporaneamente allude a se stesso, al proprio difficile statuto, alle proprie possibilità di dire e rappresentare.
I fiori, come gli altri elementi della natura, possono essere figure. Tutto nel linguaggio è traduzione continua. In poesia l’io non può fare altro che affidarsi alle figure del linguaggio per entrare a far parte di questo processo infinito.
In questo periodo amo le peonie. La loro armonia disordinata, la loro oltranza confusa.
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