C’è un verso di Mario Luzi che amo molto, dice ''Gli alberi consueti mettono fiori strani'', ho sempre trovato che fosse un’ottima definizione della poesia. La poesia è una meraviglia lieve ma perfetta, un’architettura complessa anche nell'apparente semplicità, ed è per sua stessa natura qualcosa che fiorisce.
Qualcuno direbbe che oggi il panorama della poesia assomiglia a un campo di papaveri o di girasoli, una piccola folla che si muove tutta insieme nell’aria. Qualcun altro che la si può vedere ovunque come i fiorellini rosa e le margherite che nascono nei viali alberati. Altri invece credono che sia una stella alpina in estinzione, o un esotico fiore carnivoro. Io credo che la poesia sia un fiore che ha lunghissime radici sepolte nella terra, talvolta un anemone nella profondità del mare.
Una fioritura breve che si prepara per molte stagioni, è questo il tempo di coltivazione della poesia. Un altro verso che parla di fiori e secondo me rappresenta il processo creativo, lo ha scritto Dylan Thomas: la poesia ha la forza che nella verde miccia spinge il fiore, improvvisamente una parola misteriosa viene dal fondo, rompe la scorza del linguaggio comune, lo sposta con la sua forma imprevista e bellissima. Da questo urto con la vita e con il profondo nasce il fiore della poesia, che è un dolore trasformato, liberato, reso degno.
Della precisa e inimitabile composizione della terra del mio giardino, e della stessa mano che lo semina e lo innaffia.
I fiori come la poesia sono legati ad amore e morte per una ragione puramente metaforica: assomigliano al corpo che genera e a quello che muore. I fiori della poesia però, sono addii capaci di vivere per sempre.
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